10/04/09

Luca


.. così un giorno in sauna conosco lui. Prima è solo un bacio che diventa un po' di sesso, che diventa un buon sapore.  Poi quel corpo diventa un volto, quel volto una sensazione, quasi una certezza che quel tipo ed io abbiamo qualcosa da dirci.  Ma lì tra gli armadietti e l'imbarazzo non riesco ad aprire bocca, non riesco a spingermi oltre. E' lui che mi bacia e se ne va e io resto lì con un invito a cena in gola e la richiesta di un numero o almeno di un nome tra i denti. Inetto. 

... così un altro giorno quando l'ossessione di quel volto mi stava finalmente lasciando lo incontro di nuovo, un'altra sauna, un'altra atmosfera. Visto che in sauna non ci metto piede così spesso, fantastico già di segnali karmici e predestinazioni cosmiche. Di nuovo è subito corpo,  basta uno sguardo e di nuovo fugge via ma il pudore può battermi solo al primo round ecchecazzo e  stavolta lo fermo, lo bracco  e finalmente quel sapore, quel volto acquistano una voce e un nome: Luca. 

La sensazione ci mette poco a diventare un pensiero vivo: Luca mi piace. Cristo mi piace davvero, mi fa ridere, ha cervello, parla una lingua che riconosco e quegli occhi mi dicono anche che ha cuore. Sfodero il meglio di me, mi mostro curioso, brillante e intelligente quanto spero possa servire. Funziona. Luca mi lascia il numero ma mi ha già detto che nella sua vita c'è già qualcuno e da molto tempo. C'è un altro uomo che è famiglia, ancora complicità. Capisco dove si trova Luca, io ero lì un anno fa, con 8 anni di storia e 5 di convivenza sulle spalle, e so anche cosa cerca in sauna  e non è un amante.  E anche se me lo dice mentre siamo nudi in una vasca e  ci studiamo con le mani e con la bocca,  non lo biasimo, non lo trovo né sbagliato né incoerente. L'ho fatto anch'io e lo rifarei. La mia storia non è finita per questo e l'amore quando c'era non ne ha sofferto. Ne sono certo. A volte il sesso è davvero solo sesso. 

.. E quindi Luca ed io andiamo a cena. Probabilmente Luca in me ha visto qualcosa oltre il corpo e vuole portarlo alla luce con i vestiti addosso della vita vera.  Sarebbe stato amaro ma forse più facile se la serata fosse stata un disastro, se fosse piombato sulla tavola  l'inevitabile imbarazzo di aver stravolto l'ordine naturale che prevede di vedersi prima vestiti e poi nudi e non il contrario: "cena e poi forse sesso"  e non "sesso e forse cena".

Invece no, il sushi è perfetto, il vino è perfetto, le parole, i sorrisi,  gli occhi sono perfetti, io al solito parlo troppo ma l'intimità me lo permette e tutto sommato i miei sbrodolamenti confidenziali non stonano. Soprattutto Luca si rivela ancor più interessante e coinvolgente di quanto lo avessi disegnato nelle mie fantasie. Vorrei il suo spazzolino accanto al mio stanotte è ufficiale.  Ma Luca trova il modo per ribadire che non cerca un amante. Io lo rispetto e anche se vorrei fottermene e baciarlo,  tiro come posso il freno a mano sulla seduttività. Non voglio rovinare nulla,  La serata è stata perfetta così, voglio conservarla dentro e non voglio sfregiarla con un rifiuto. Così lo riaccompagno a casa e scappo via, veloce ma felice, estatico quasi. 

Non so perché ero così contento tornando a casa. Forse perché in cuor mio mi sono illuso  di averlo comunque conquistato, forse perché ho scoperto che c'è ancora qualcuno da incontrare, forse perché la potenza che non diventa atto ti lascia dentro un'energia proattiva positiva.. non lo so.

.... così il giorno dopo ho scritto un messaggio a Luca. Questo:

"E' da stamattina che cerco qualcosa di brillante, spiritoso, pertinente, non indulgente, senza glutine o zuccheri (n.d.r.), pungente e irresistibile da scriverti per sugellare questo incontro. Ma niente. Segno che ho detto troppo ieri o ho poco da dire oggi. Che sono stato bene ma soprattutto a mio agio nel guardarti negli occhi dovevo dirtelo perché per me è una rarità. Mi sembri "bello" Luca e il DNA c'entra solo in parte. Ci sto provando a non essere seduttivo giuro ma oggi non trovo altre parole"

L'ho scritto perché lo volevo, perché me lo dovevo, aspettandomi qualcosa, non so bene cosa. E qualcosa è arrivato. Luca mi richiama dopo il messaggio, mi ringrazia e dice che lo trascriverà e conserverà e poco dopo scherziamo al telefono già come due vecchi amici.  E se da un parte questa familiarità prematura mi fa piacere dall'altra trasforma l'estasi della sera prima in qualcosa di triste, di ineluttabile, in una condanna a morte a qualcosa che non è ancora nato.

E attaccando il telefono dopo il suo orribile "non perdiamoci di vista" capisco che sono ancora fragile per affrontare il mondo, la vita, il tempismo sbagliato, i gesti  e i sentimenti non ricambiati. Che ho ancora una montagna da scalare da solo prima di legare la mia corda alle variabili di qualcun altro. Non sono pronto e me lo concedo: sono un sopravvissuto di me stesso, non devo dimenticarlo. Fino a non molto tempo fa la mia malattia rendeva inconcepibile anche solo pensare di sedermi a un tavolo senza tremare, o di guidare, camminare, avvicinare qualcuno, ridere, bere da un bicchiere. Piano piano ritorno alla vita. Piano piano però come lo yoga ti sta insegnando: a piccoli passi ma con grande consapevolezza.

Luca l'avrei voluto e anche subito ma va bene.  "Subito" è troppo presto evidentemente ma è stato comunque bello  mettere la testa fuori per un po', portare nel gioco il cervello oltre al corpo, cercare di fare sul serio dopo tanto tempo. E Luca ne valeva davvero la pena.

Ma che ne sarà di me alla fine? Ho paura. Ho ancora tanta paura.