31/05/09

La sindrome Will & Grace


Alcuni uomini gay (io) e alcune donne etero spesso stringono legami di amicizia forti, esclusivi, duraturi, spesso morbosi che scivolano in poco tempo in una complicità fatta di affinità elettive, intimità degna di coppie al 50esimo anniversario.

Questa relazione si nutre chiaramente dell'implicita consapevolezza che il sesso non sarà mai un problema, che l'attrazione (se c'è) resta ben confinata nei limiti di una reciproca ammirazione verbale che può al limite sfociare in qualche carezza o bacino adolescenzial/platonico. Nessun imbarazzo, nessuna minaccia, nessun pericolo. A volte lei si rende conto di essere innamorata e allora l'equilibrio si rompe ma questa è un'altra storia.

Anche gli oggetti delle rispettive mire non saranno mai un problema: lui cerca maschi gay, lei etero. Nessuna competizione: un connubio perfetto. Il terreno di gioco è distante ma restano le dinamiche simili sulle quali confrontarsi (che divertimento!)

Eccoli (ci) quindi tutti contenti mano nella mano a raccontarsi particolari piccanti, trombate, delusioni, depressioni, insoddisfazioni con i rispettivi partner felici di aver trovato questa anima gemella, resa monca solo dall'insignificante dettaglio che il nostro orientamento sessuale guarda l'altra metà del cielo: E vabbè pazienza. "Se solo fossi un uomo.." Se solo fossi etero!" Un bel sospiro e il gioco continua.

Ecco, io, oggi, alla veneranda età di 34 anni sono giunto all'amara conclusione che questa dinamica, questa sindrome non mi fa bene. Riflettendo, mi sono reso conto di quanto ho privato in termini di condivisione, complicità e intimità il rapporto col mio compagno spostandolo in quello con la mia cara amica.
Oggi mi chiedo (a storia finita per altre ragioni) se vorrei un compagno che avesse un rapporto così esclusivo con qualcun altro e la risposta è NO. Se l'amico fosse un uomo gay anche i più liberali alla fine storcerebbero il naso nel timore di una componente sessuale ma trattandosi spesso di una donna (con la quale il rischio adulterio non c'è) si tollera. Sesso a parte (che poi è il male minore a mio avviso) la sostanza del tradimento è lo stessa. E' più grave un pompino random o condividere con qualcun altro i pensieri più intimi, la quotidianità, le proprie scoperte?

Personalmente dopo 7 anni di storia ero arrivato al punto di condividere, cercare e confrontarmi molto più con la mia amica che con il mio compagno e questo alla lunga ha avuto il duplice effetto di allontanarmi dal mio ex ("tanto non mi capisce come lei") e solo di rimandare l'inevitabile rottura con lui compiacendomi in fondo di ritrovare nella mia amica quel pezzo ormai mancante nel mio rapporto.

Da single questo rapporto "quasi di coppia" diventa indispensabile col rischio di rendere sempre più complesso aprirsi a un'altra persona. "Chi può competere con la nostra complicità?" Senza considerare l'inevitabile quanto odioso vaglio dell'amica del cuore (ma vale per entrambi).

Secondo me oltrepassato un certo livello (impossibile da definire) di intimità e complicità, un'amicizia dove il sesso non è possibile rischia di diventare una sublimazione di un rapporto di coppia senza il bello e il brutto dello stare insieme. Malsano. Che dire di tutte quelle donne (le ben note fag hag - streghe dei froci) che si circondano di omosessuali e sono perennemente single?
In base alla mia esperienza questo non accade in altre combinazioni: maschio gay-maschio gay o maschio gay- donna gay o maschio gay- maschio etero. Forse inconsciamente lavora dentro noi gay l'idea social culturale che tutto sommato con una donna etero siamo in un posto "giusto", più giusto e socialemnte accettabile che con un altro maschio. Non so.
Qualcuno leggendo potrebbe obiettare: "Che male c'è?" Nessun male. Dico solo che io ora non ne ho più voglia. In questo momento della mia vita l'autocoscienza con l'amichetta non mi basta più, anzi mi urta. Meglio la vita, come dire vera fatta anche di sesso usa e getta, di solitudine, di investimenti emotivi sinceri, di sensazioni che si provano e non si raccontano, di esperienze vissute e non di parole. Crudo, spesso doloroso ma sempre autentico. Inoltre credo che abbiamo una gamma limitata di emozioni e energie da dedicare agli altri. Ognuno ci faccia quello che crede ma io vorrei usarle principalmente per qualcuno con cui vorrei passare la vita o col quale vado volentieri anche a letto.

Insomma per me la stagione di "Una donna per amico" finisce qui.


P.S. In fondo anche Will&Grace dopo 7 stagioni sono arrivati alla stessa conclusione.

10/04/09

Luca


.. così un giorno in sauna conosco lui. Prima è solo un bacio che diventa un po' di sesso, che diventa un buon sapore.  Poi quel corpo diventa un volto, quel volto una sensazione, quasi una certezza che quel tipo ed io abbiamo qualcosa da dirci.  Ma lì tra gli armadietti e l'imbarazzo non riesco ad aprire bocca, non riesco a spingermi oltre. E' lui che mi bacia e se ne va e io resto lì con un invito a cena in gola e la richiesta di un numero o almeno di un nome tra i denti. Inetto. 

... così un altro giorno quando l'ossessione di quel volto mi stava finalmente lasciando lo incontro di nuovo, un'altra sauna, un'altra atmosfera. Visto che in sauna non ci metto piede così spesso, fantastico già di segnali karmici e predestinazioni cosmiche. Di nuovo è subito corpo,  basta uno sguardo e di nuovo fugge via ma il pudore può battermi solo al primo round ecchecazzo e  stavolta lo fermo, lo bracco  e finalmente quel sapore, quel volto acquistano una voce e un nome: Luca. 

La sensazione ci mette poco a diventare un pensiero vivo: Luca mi piace. Cristo mi piace davvero, mi fa ridere, ha cervello, parla una lingua che riconosco e quegli occhi mi dicono anche che ha cuore. Sfodero il meglio di me, mi mostro curioso, brillante e intelligente quanto spero possa servire. Funziona. Luca mi lascia il numero ma mi ha già detto che nella sua vita c'è già qualcuno e da molto tempo. C'è un altro uomo che è famiglia, ancora complicità. Capisco dove si trova Luca, io ero lì un anno fa, con 8 anni di storia e 5 di convivenza sulle spalle, e so anche cosa cerca in sauna  e non è un amante.  E anche se me lo dice mentre siamo nudi in una vasca e  ci studiamo con le mani e con la bocca,  non lo biasimo, non lo trovo né sbagliato né incoerente. L'ho fatto anch'io e lo rifarei. La mia storia non è finita per questo e l'amore quando c'era non ne ha sofferto. Ne sono certo. A volte il sesso è davvero solo sesso. 

.. E quindi Luca ed io andiamo a cena. Probabilmente Luca in me ha visto qualcosa oltre il corpo e vuole portarlo alla luce con i vestiti addosso della vita vera.  Sarebbe stato amaro ma forse più facile se la serata fosse stata un disastro, se fosse piombato sulla tavola  l'inevitabile imbarazzo di aver stravolto l'ordine naturale che prevede di vedersi prima vestiti e poi nudi e non il contrario: "cena e poi forse sesso"  e non "sesso e forse cena".

Invece no, il sushi è perfetto, il vino è perfetto, le parole, i sorrisi,  gli occhi sono perfetti, io al solito parlo troppo ma l'intimità me lo permette e tutto sommato i miei sbrodolamenti confidenziali non stonano. Soprattutto Luca si rivela ancor più interessante e coinvolgente di quanto lo avessi disegnato nelle mie fantasie. Vorrei il suo spazzolino accanto al mio stanotte è ufficiale.  Ma Luca trova il modo per ribadire che non cerca un amante. Io lo rispetto e anche se vorrei fottermene e baciarlo,  tiro come posso il freno a mano sulla seduttività. Non voglio rovinare nulla,  La serata è stata perfetta così, voglio conservarla dentro e non voglio sfregiarla con un rifiuto. Così lo riaccompagno a casa e scappo via, veloce ma felice, estatico quasi. 

Non so perché ero così contento tornando a casa. Forse perché in cuor mio mi sono illuso  di averlo comunque conquistato, forse perché ho scoperto che c'è ancora qualcuno da incontrare, forse perché la potenza che non diventa atto ti lascia dentro un'energia proattiva positiva.. non lo so.

.... così il giorno dopo ho scritto un messaggio a Luca. Questo:

"E' da stamattina che cerco qualcosa di brillante, spiritoso, pertinente, non indulgente, senza glutine o zuccheri (n.d.r.), pungente e irresistibile da scriverti per sugellare questo incontro. Ma niente. Segno che ho detto troppo ieri o ho poco da dire oggi. Che sono stato bene ma soprattutto a mio agio nel guardarti negli occhi dovevo dirtelo perché per me è una rarità. Mi sembri "bello" Luca e il DNA c'entra solo in parte. Ci sto provando a non essere seduttivo giuro ma oggi non trovo altre parole"

L'ho scritto perché lo volevo, perché me lo dovevo, aspettandomi qualcosa, non so bene cosa. E qualcosa è arrivato. Luca mi richiama dopo il messaggio, mi ringrazia e dice che lo trascriverà e conserverà e poco dopo scherziamo al telefono già come due vecchi amici.  E se da un parte questa familiarità prematura mi fa piacere dall'altra trasforma l'estasi della sera prima in qualcosa di triste, di ineluttabile, in una condanna a morte a qualcosa che non è ancora nato.

E attaccando il telefono dopo il suo orribile "non perdiamoci di vista" capisco che sono ancora fragile per affrontare il mondo, la vita, il tempismo sbagliato, i gesti  e i sentimenti non ricambiati. Che ho ancora una montagna da scalare da solo prima di legare la mia corda alle variabili di qualcun altro. Non sono pronto e me lo concedo: sono un sopravvissuto di me stesso, non devo dimenticarlo. Fino a non molto tempo fa la mia malattia rendeva inconcepibile anche solo pensare di sedermi a un tavolo senza tremare, o di guidare, camminare, avvicinare qualcuno, ridere, bere da un bicchiere. Piano piano ritorno alla vita. Piano piano però come lo yoga ti sta insegnando: a piccoli passi ma con grande consapevolezza.

Luca l'avrei voluto e anche subito ma va bene.  "Subito" è troppo presto evidentemente ma è stato comunque bello  mettere la testa fuori per un po', portare nel gioco il cervello oltre al corpo, cercare di fare sul serio dopo tanto tempo. E Luca ne valeva davvero la pena.

Ma che ne sarà di me alla fine? Ho paura. Ho ancora tanta paura. 

30/03/09

Valigie


Non sapevo nulla di Budapest e anche se ora so come si dice "grazie" in ungherese, non posso davvero dire di saperne molto di più di  7 giorni fa (vedi post precedente). Eppure sento di aver preso/appreso tanto da questo piccolo viaggio. E' banale ma le persone che incontriamo, i luoghi che visitiamo, le assurdità che ci accadono hanno in comune spesso solo una cosa: noi stessi. E siamo sicuramente noi a metterci nella condizione di assorbire, accogliere o al contrario di chiudere, lasciar fuori, non voler vedere.

Io avevo bisogno di cambiare inquadratura, di non vedere il mio prato mai tagliato, le mie posate, il pezzo di parmigiano sudato nel mio frigo, i miei posaceneri sempre troppo pieni, il mio letto disfatto  e senza pensarci tanto ero in  volo verso la capitale di un paese dalla lingua impossibile e di cui so poco e niente.

Ed è forse stato questo MIO bisogno, provato, ascoltato e quasi subito soddisfatto a permettermi di ritrovare (ma l'avevo mai davvero trovato?)  un pezzettino di me. Mi sono concesso Libertà. Un sapore che non gustavo da un bel pò. Sentirmi libero a Budapest è stato il piacere dell'acqua calda e del vapore dopo vento gelido, è stato sesso giocoso e senza colpa, è stato sedurre più coi miei occhi che con le mie parole, è stato parlare con la voglia di ascoltare e non per dimostrare, è stato cercare quello che volevo e non quello che dovrei volere, è stato perdersi, non controllare, è stato sentire con le mani più che con le orecchie,  è stato avvicinare un ragazzo con un sorriso senza pudore, senza temere il rifiuto,  è stato dire a me stesso "Perché no?"  quando un tempo non sarei riuscito, è stato guardare con gli occhi e non con la mente. E improvvisamente il mondo, i volti, gli incontri hanno smesso di essere una minaccia e sono diventati una fonte inesauribile di benessere, di esperienze mai provate, di vita da assaporare. 
 
Facile lontano da casa? Per me no. Mi porto sempre tutto dietro: nonostante viaggi solo con bagaglio a mano, le valigie veramente pesanti, quelle che ti trascini faticosamente da anni  non sono mai riuscito a lasciarle a casa. Stavolta no e vaffanculo, ho viaggiato davvero leggero e ora  spero di non ritrovarle più quelle cazzo di valigie qui a casa in qualche vecchio armadio mentale.

Budapest fatiscente e affascinante come una una vecchia diva sulla via del tramonto, mi ha regalato tutto questo e tra i suoi edifici art-nouveau io, ma solo io, vedrò  sempre tutto questo.

Ci voleva il Danubio per scoprire che forse qualcosa in me sta davvero cambiando. 

24/03/09

La regina del Danubio


Tra 7 ore parto per Budapest.
Mi fermo fino a domenica.

E' da un anno e mezzo che non mi allontano da casa per più di 48 ore.

Non ho fatto bagagli. E quelli emotivi spero di lasciarli a Roma.
Non ho studiato. E mi perdono
Non ho aspettative. Voglio lasciarmi stupire e magari imparare a scoprire.

Andrà bene.

Ecstasy for me

Quando un pezzo ti entra dentro per sempre.
Questa canzone per me è gioia e dolore. Ogni volta che l'ascolto


Zittite last.fm la sotto e ascoltatela

The Magnetic Field - "Take ecstasy with me"

20/03/09

Du conti


Oggi ho speso:

45,94 €
da Naturasì (prodotti bio, senza glutine, senza latte, senza qualcosa, senza.)
37,00 €
di fumetti (Sandman, X-Men e la nuova, inutile quindi imperdibile saga Secret Invasion)
300 €
in fisioterapia posturale (5 sedute)
490,00 €
di psicanalisi (1 mese)
9,60 €
in due pacchetti di sigarette
28,00 €
in 10 nighiri di Sushi (ottimi devo dire)
285,00 €
in tre paia di scarpe Kickers (invernali) praticamente identiche agognate da tempo



Totale 1195,94 €
solo per esistere, per essere, per sopravvivere.

Ma allora vivere quanto mi costerebbe?
O forse se vivessi davvero spenderei meno?

09/03/09

Fatti mandare dalla mamma...

Stasera mio fratello mi ha chiesto di andare a comprare un litro di latte per suo figlio, il mio spettacolare nipotino. Sua moglie sull'uscio mi ferma e si raccomanda "Quello ad ALTA QUALITA'!! E' importante".

Servizievole come solo i bisogni dei bimbi mi rendono, vado. Quando apro il frigo del baretto sotto casa vengo folgorato da questo ficcante pensiero:

"Ma se quello che compro per il mio nipotino è di ALTA QUALITA', ne deduco che gli altri cartoni di latte che gli zii più parsimoniosi o semplicemente meno accorti di me comprano, è di MEDIA QUALITA' o peggio di BASSA O INFIMA QUALITA'? "

Superato il dolore per quei bimbi condannati a bere latte di mediocre qualità mi chiedo:
ma se le altre confezioni riportassero fedelmente la dicitura "MEDIA, BASSA O ACCETTABILE QUALITA'" in quanti lo comprerebbero?

Eppure il brillante sillogismo della mia deduzione era lì a portata di tutti tra gli scomparti di un baretto qualunque. Credo che nessuno - a meno che non sia seriamente indigente- si odi al punto di condannarsi a bere latte etichettato di BASSA QUALITA' quando per pochi centesimi in più potrebbe raggiungere la vetta dell'ALTA QUALITA'. Sarebbe anche socialmente riprovevole : "Oh guarda quello.. beve latte di BASSA QUALITA', che sfigato". Eppure in molti lo fanno e sembrano non soffrirne particolarmente.

Capisco che il segreto è tutto nell'omissione. Basta non scriverlo, non dedurlo, non esplicitarlo e tutti felici gli altri zii tornano a casa con un cartone di latte normale di INDEFINITA QUALITA' convinti di non aver fatto un torto a nessuno.
Insomma le parole sono importanti ma in questo caso il marketing di più.
Chi se frega del latte ma penso che come in molte altre faccende un'ovvia verità come questa svanisce se nessuno la denuncia, la grida, la spiega, la deduce, la pensa. E chissà quanto latte di infima qualità continuiamo a bere senza saperlo, senza volerlo vedere.

P.S. io comunque non bevo latte da anni

07/03/09

Father and Son


Ciao Papà ecco il punto è che.. sono gay. Sì hai capito bene. Frocio. Forse lo afferri meglio. Sì sì proprio io tuo figlio, il più piccolo, quello che ti ha staccato la faccia, che ha i tuoi stessi occhi e il tuo sorriso. E no.. non sono proprio lo stallone sciupafemmine che credevi o che ti piaceva credere. Mi piacciono gli uomini, i maschi.

Le fidanzate? Tutte quelle ragazze che chiamavano, che mi ronzavano intorno? Amiche per lo più e sì in effetti qualche fidanzata c'è stata ma saranno ormai 10 anni che una donna proprio non riesco a vederla con quegli occhi che poi erano i tuoi, non i miei.. il mio - MIO - campo visivo oggi, come allora in fondo, tende a escluderle come oggetti sessuali.

Che schifo, dici? Beh a me ha sempre fatto un po' schifo il tuo comportamento in molte situazioni ma ero piccolo sai. Allora era solo un disagio, oggi lo so anche dire. Odiavo com'eri con Mamma, odiavo com eri con mio fratello più grande che, diciamocelo, ai miei occhi di bambino è sempre sembrato molto più intelligente e interessante di te. Odiavo soprattutto il fatto che tu proprio non vedessi mai, nonostante tutto, nonostante TE, l'incredibile splendore che eri riuscito a mettere al mondo. Tre figli. Tre ragazzi tanto meravigliosi quanto diversi tra loro e da te. Non ce la potevi proprio fa' eh Papà? Noi esistevamo solo quando eravamo una tua estensione o qualocosa da reprimere.
Tutti promossi con un pallone tra i piedi, in una piscina o in un campo da tennis.. incomprensibili alieni con uno strumento in mano, un libro sotto gli occhi o un disco nelle orecchie. Non era il tuo terreno. O meglio poteva diventarlo se poi riuscivi a vantartene con qualche amico al bar... come un successo tuo, svilito in un aneddoto rubbacchiato per strappare un po' d'ammirazione tra 4 decerebrati.

Che importa se tua moglie non fa altro che ripetere di non diventare come te? Che importa se in fondo quei ragazzi con i tuoi stessi occhi e il tuo sorriso non sai nemmeno chi sono e sfuggono sempre il tuo sguardo e le tue domande che mai cercavano davvero una risposta?

E al bar papà desterà pure ammirazione la lingua straniera in bocca, il rigore azzeccato, il trofeo sulla mensola e la laurea nella cornice ma che mi dici dell'uomo nel letto? Come avresti fatto papà? Che ti saresti inventato col figlio frocio?

Mi avresti messo le mani addosso Papà? Davvero? E poi? Buttato fuori di casa? Diseredato? Avresti usato quella paura che ancora mi fai? E per quanto e poi come? Avresti smesso di parlarmi? Non sarei più stato tuo figlio? Lo sono mai davvero stato?

Sai è stato faticoso fingere, omettere, dissimulare. Quando dentro piangevo per B. dovevo comunque ridere alle tue battute sulle fiamminghe un po' troie. Quando mi sentivo solo come un cane e ascoltavo per ore "Half a person" e "Heaven knows I'm miserable now" sperando di incontrare un "Charming Man" (vabè ma te che ne sai degli Smiths?) pesava come un macigno sostenere quel tuo cameratismo machista da osteria numero 1000. E quando riuscivo, in qualche locale o con qualche ragazzo, a ritagliarmi un angoletto felice e a sentirmi intero bastava una tua domanda - ma ce l'hai la ragazza? - per sgretolarmi in mille frammenti di uno specchio che, per quanto distorto, ti riflettesse.

Non vedevo controidicazioni allora: mentire era piuttosto semplice tutto sommato. Un farmaco innocuo, indolore e benefico per tutti. Lo assumevo solo io però e gli effetti collaterali sono poi arrivati tutti e mi sto ancora disintossicando credo. Se mai ci riuscirò.

Che effetto ti fa Papà? Ti dispiace un po' per me?
Saresti stato capace di abbracciarmi?

Cazzo Papà non lo scopriremo mai... Perché sai che c'è? C'è che ti ho protetto per troppi anni. Quel ragazzino con tuoi occhi ha evitato di metterti di fronte al tuo più grande fallimento. No no.. non fraintendere. Il fallimento non è avere il figlio frocio papà. E' che tu davvero non c'hai mai capito un cazzo di quelle tre persone che ti sono cresciute accanto e che ora ti vedono invecchiare. Questo è un colpo che davvero non avresti retto. Hai scelto di non vedere e io te l'ho lasciato fare. L'ho fatto per te. Certo che avevo paura ma tu ce l'avresti fatta ad affrontarti? Chi è il padre, chi è il figlio? A quanto ne so non mi pare che tu abbia avuto un gran coraggio con tuo padre. E comunque sono sicuro che alla fine avresti sofferto più tu di me. Invece ho sofferto io anche per te tranquillo Papà. Tanto.

Dovresti ringraziarmi papà o forse no. Perché proprio ora che proteggerti non era più possibile che avevo raccolto un po' di forza tenednomi lontano da te e trovando pezzetti di me in amori e alleati; oggi che avrei scelto di non risparmiarti il dolore, di distribuirlo più equamente tra noi, che non avrei sfuggito il tuo sguardo ma l'avrei cercato con determinazione e orgoglio. Oggi che ho bisogno di combatterti e l'armatura sembra reggere.. tu non ci sei più.

L'Alzheimer ti ha portato via Papà.

Di quell'uomo spaventoso restano solo i lineamenti sfocati. Le parole dure che sapevano sempre ferire hanno lasciato spazio a un bofonchiare senza il minimo senso. Il mio più acerrimo nemico si è trasformato in un bimbo terrorizzato da prendere per mano. Mi hai fregato papà , mi hai lasciato come un coglione su un campo da battaglia deserto. E ora come allora da me avrai solo amore, affetto e protezione. Nonostante tutto, nonostante te.

Ti perdono perché ora posso e lo faccio per me anche se questa sera, come tutte le sere ormai, ti metti il cappotto e vuoi tornare nella tua casa di bambino che non esiste più. Ti capisco sai? Perché in una parte ben nascosta di quel tuo cervello irrimediabilmente malato sai che noi, i tuoi figli, la tua casa non la siamo stata mai.

26/02/09

2 Late

Certe notti vado a dormire e la voglia di vivere non è sotto le coperte con me. Ultimanente è sempre tardi, troppo tardi. Vedo la luce insinuarsi dalle tapparelle ermeticamente chiuse e capisco che è mostruosamente tardi quando sento che il motore della caldaia centralizzata entra in azione e che quindi il mio "tardi" è diventato "presto" per quasi tutti gli altri.

Quando si chiude la lotta con i movimenti inovolontari del mio collo e un crampo fa scivolare il libro dalla mia mano congelata (facendomi perdere per l'ennesima volta il segno) decido che è ora di affrontare il buio.

Ma il buio non è nero come la fine di un film, è invece l'inzio di un mediometraggio dai colori cupi. Una spaventosa carrellata di immagini nella testa mi urla che è tardi.

Il sole è ormai alto e devo assolutamente dare le spalle alla finestra per non subirlo.

E' tardi per diventare una persona tanto diversa da quella che sono. E' troppo tardi perché ormai ho sofferto quando davvero non ne valeva la pena. E' tardi per aver affogato me stesso in un bicchiere di aspettative altrui. E' tardi per guarire dalle ferite che mi sono autoinflitto e che gli altri più o meno inconsapevolemnte mi hanno procurato. E' tardi anche per fare il ballerino, o diventare interprete. Cazzo quant'è tardi.

Sento i bambini entrare nella scuola dall'altra parte della strada ma a casa mia è sempre notte.

Trentaquattro anni: "Sei un ragazzino" "Non sei mica un ragazzino" "Responsabilità" "Tu puoi fare quello che vuoi" "Mica vorrai mollare un contratto a tempo indeterminato?" "Al tuo posto lascerei il lavoro" "Il tuo lavoro è invidiabile" "Riusciresti in qualunque campo" "Ma mo' che ti metti a fare?" "Si lavora per vivere, non il contrario" "Che fai se non lavori?" "Puoi permettertelo" "Non puoi peremettertelo" "Io amo quello che faccio" "Io ne ho bisogno" "Se rinascessi rifarei tutto uguale" "Che vorresti fare?"

Cazzo la radiosveglia! Ma perché mi ostino a metterla alle 09:30?

Come si fermano i pensieri? Come si porta la mente dove vuoi? Io non ci riesco mai. Mi vengono in mente quegli attori che nei film dicono sempre che per resistere ad avances indesiderate o a erezioni imbarazzanti pensano a immagini apocalittiche, carestie o genocidi per uccidere l'eccitazione. Mica funziona. E il contrario funziona ancora meno. E poi a che dovrei pensare per stare meglio? A quando ero più felice? Beh mi fa stare anche peggio.

Finalmente il corpo ha la meglio sulla mente e il buio diventa davvero buio.

Mi sveglio. Saranno le due di pomeriggio o ancora no? E' ancora legale fare colazione? Nel mio regno sì. Mentre spremo un arancio saluto con un sorriso una vecchia amica: è lei, la voglia di vivere è passata a trovarmi di nuovo. Speriamo si fermi a lungo.

23/02/09

A un'altra velocità














Non ho in mente un'apologia della vita nei piccoli centri. Sono perfettamente consapevole che la stessa solitudine, gli stessi orrori casalinghi, la stessa malinconia si nasconde tra i viottoli di un paesino come in una tangenziale di una metropoli.
E' solo che lunedì scorso ho sfidato la fatica di viaggiare nelle mie condizioni e la paura di non dormire nel mio letto e sono partito per Chianciano Terme. Mi avevano parlato di queste Terme Sensoriali e visto che anche solo il nome mi metteva pace mi sono deciso.

Le terme in effetti valevano la pena (croma e aroma terapia, vasche idromassaggio all'aperto, melmarium ecc.) anche se forse non parlavano col luogo, con la Toscana .. un posto del genere poteva trovarsi a Palermo come a Tokyo. In effetti poi Chianciano Terme non è che avesse molto da raccontare. Credo sia nata intorno alle terme negli anni '70 - a giudicare dagli edifici - poco distante dalla vera Chianciano. In due aggettivi: anonima e senz'anima.

Dopo 6 ore di terme decido comunque di passare la notte. Il giorno dopo voglio regalarmi una vista davvero toscana e a naso mi dirigo verso Montepulciano. Non è possibile salire sul paese arroccato e circondato da mura fortificate in auto, quindi si parcheggia e si sale. Anche solo questo gesto l'ho vissuto come uno spogliarsi della modernità per intraprendere un mini viaggio nel tempo.


Faceva freddo, era martedì e ho camminato per un'ora prima di incrociare un volto o sentire l'eco di un'auto che "a valle" si dirigeva a Siena o da qualche altra parte. Passo l'ufficio postale, era deserto e aveva le dimensioni di una bottega di un artigiano. Non ho potuto fare a meno di teleportarmi col pensiero a Roma, alla rabbia, alla concitazione, alla fretta, alle file coi numeretti elettronici, alle luci, ai rumori che in quel preciso istante stavano già soffocando la mia città e ai quali presto sarei tornato.

E' strano ma un tempo avrei sentito un certo orgoglio nel sentirmi cittadino, di trovarmi in quello che mi illudevo essere il centro di qualcosa e avrei guardato con tenerezza quasi compassionevole gli abitanti di una Montepulciano "fuori" dal "movimento", "fuori" dal mondo. Ricordo quanto era gratificante sapersi muovere agilmente a Londra, a Parigi, Barcellona o Lisbona. Possedere la chiave di lettura di quei labirinti di strade e quartieri mi faceva sentire un degno e meritevole cittadino del mondo. L'ansia, la fretta e le palpitazioni le ho sempre considerate il giusto prezzo da pagare per far parte dell'affascinante circo delle metropoli.

Guardando la campagna Toscana dall'alto la compassione l'ho provata per me stesso schiacciato dalla fatica inutile e i ritmi contro natura che la vita in città troppo spesso mi ha imposto. Forse sto semplicemente invecchiando o sono stanco dentro per via della malattia. Ma se un tempo avrei solo pensato a tutto quello mi sarei perso a vivere in un paesino insignificante, oggi mi viene solo in mente quanto ho sacrificato e perso di me stesso nel vivere in città.
Certo ho anche pensato che il numero di abitanti permette l'incontro di diversità, che non sarà stato facile per i gay, gli eccentrici, gli aspiranti poeti, i creativi, i ribelli nati lì trovare la propria strada tra il provincialismo, le strette vedute e le chiacchiere di poche centinaia di anime che sentivano così diverse da loro. Però in fondo penso che sono proprio i creativi, gli eccentrici e i poeti a essere tornati in questi piccoli centri ad averli ripopolati, amati e difesi per quello che sono.
Non sono certo un poeta, eccentrico e ribelle lo sono più a parole che nei fatti. Sono gay sì, "solo" gay. Non saprò mai chi sarei diventato se fossi nato in un paesello ma tra questi viottoli ci arrivo oggi con la consapevolezza, le ferite e la storia che ho.
E mai come oggi mi scopro davvero a desiderare una vita a un'altra velocità.

15/02/09

Mi farà male?

Sto seguendo comtemporaneamente le trame di:
Brothers & Sisters
Desperate Housewives

Dexter
Grey's Anatomy

Heroes
House
Prison Break

The Prisoner
Ugly Betty


Ho in standby ma tra breve recupero e parto e con:
24
4400
Battlestar Galactica
Lost
West Wing
The Sopranos
30 Rock


Leggo costantamente il travagliato universo de:
Gli Incredibili X-Men
The Sandman

Y: L'ultimo uomo
quando si decideranno a ripubblicarlo

e soffro leggendo al momento l'amaro ritatto familiare de:
"Le Correzioni" di Johnathan Franzen

D'accordo non c'ho un cazzo da fa ma messi così in fila.. fanno un po' paura.
Davvero mi chiedo: tutte queste storie, tutti questi mondi, tutte queste fantasie
non uccideranno la mia?

12/02/09

Coffee and cigarettes


Il caffè alle due di notte è più buono. Non c'è niente da fare. Non dovrei, anzi vorrei non volerlo, anzi vorrei volermi così bene da non prenderlo nemmeno in considerazione. E invece no. La tazzina rossa fuma già vicino alla tastiera e seguiranno una quantità indefinita di sigarette.

Questo sono io. Solo un mucchio di cenere che copre una montagna di buoni propositi? Forse ma non solo. So cosa non sono e stasera so che non sono un vigliacco. Perché io col mio dolore ci ho sempre fatto i conti e provo pena.

Provo pena per quei vigliacchi che per non affrontare il dolore scelgono di soffrire un po' ogni giorno, smettendo di cercare quello che potrebbe farli stare meglio, optando per un'apparentemente innocua mediocrità. Mediocrità nei sentimenti, nelle emozioni, nello stare al mondo.

E' un non essere, un non esserci dove alla fine ci si perde e che finisce per ferire mortalmente chi li ama, chi ha bisogno di loro, chi li vorrebbe felici o quanto meno alla ricerca della felicità. Se si è figli, amici o amanti di un vigliacco si soffre per loro, a causa loro e con loro. E la cosa peggiore è che il vigliacco si fa scudo dei propri affetti imputando loro per la propria immobilità. "Per proteggerli" direbbe mentre inconsciamente protegge solo se stesso.

Ci vogliono due palle così per affrontare il dolore, per ammettere di stare male, per andare avanti, per scegliere di non restare, per confrontarsi con se stessi e gli altri e capire che fermo non puoi rimanere.
E comunque ci vuole coraggio anche per prendersi un caffè alle due di notte.

08/02/09

Unison


Se volete ascoltarla stoppate la mia radiolina più in basso a destra

Amo molto questo pezzo di Björk. Nell'incomprensibile testo io ci ho letto un dolcissimo arrendersi all'amore, al compromesso. Solo uscendo da se stessi e abbandonandosi alle regole del "giardiniere" prescelto che pota, forma, ordina, i due alberi possono finalmente germogliare...all'unisono.

Unison

One hand allows the other
So much and me

Born stubborn me
Will always be
Before you count
One two three
I will have grown my own private branch
Of this tree

You gardener
You discipliner
Domestically
I can obey all of your rules
And still be, be

I never thought I would compromise
I never thought I would compromise
I never thought I would compromise

Let's unite tonight
We shouldn't fight
Embrace you tight
Let's unite tonight

I thrive best hermit style
With a beard and a pipe
And a parrot on each side
But now I can't do this without you

I never thought I would compromise
I never thought I would compromise
I never thought I would compromise

Let's unite tonight
We shouldn't fight
Embrace you tight
Let's unite tonight

One hand allows the other
So much and me

Let's unite tonight
We shouldn't fight
Embrace you tight
Let's unite tonight

Let's unite tonight
We shouldn't fight
Embrace you tight
Let's
Ooohhhh ooohh

Unison
Unison
Unison

30/01/09

Ciao Ste'

"E' morto Stefano". Bastano tre parole per chiudere una vita? No, non bastano.
Quando arrivano notizie come questa senti l'impulso di fare o dire qualcosa di eclatante, di forte, di rispondere con un gesto che possa eguagliare o cercare di esprimere l'intensità e la violenza di una tragedia come questa. E invece è silenzio. La morte arriva in silenzio. In silenzio si muore a 40 anni strappati via da un tumore al colon scoperto per caso. Si muore anche se non si è mai persa la speranza, l'ottimismo di farcela. Non è giusto e non è giusto il silenzio. Per la prima volta colgo il senso di quelle sceneggiate che in Sicilia e al Sud in genere vanno avanti per ore alla morte di una persona cara. Quel pianto straziante, al punto di sembrare forzato, cerca solo di dare voce all'inspiegabile, al mistero di una fine che spesso arriva troppo presto. Il pianto è l'unica risposta possibile e più è forte, più forse mette a tacere quel fiume di domande destinate a non avere risposta che in questi momenti ci affollano la mente.

Stefano era il compagno di un mio caro amico e io non ero tra i suoi migliori amici. Di amici veri, cari ne aveva alcuni, pochi, giusti. Di quelli che si muovevano a casa sua come fosse anche loro. Io non ero lì a piangerlo quando ha chiuso gli occhi ma Stefano mi piaceva. Stefano era una persona che mi piaceva molto. Sono certo che anche io gli piacevo, me lo ha dimostrato quando ha potuto e quando ha capito che avevo bisogno di sentirmelo dire.

Stefano era indipendente, bello, bassino ma con un fisico da fare invidia a molti ventenni, un ottimo cuoco, un ragazzo capace di organizzare una cena perfetta per 20 persone in 2 ore, un salutista, un trascinatore, un casalingo perfetto e affatto disperato. Era fiero della sua bellissima casa e delle sue cose, fiero di essersele sudate tutte facendo avanti e indietro dai migliaia di aeroporti sparsi per il globo nella sua divisa da steward, fiero della sua padronanza delle lingue e di poter dire di aver visto mezzo pianeta. Amava il sesso, i bei ragazzi, raccontare le sue avventure, mostrarti e farti assaggiare i suoi piatti, cucire e tappezzare divani, chattare per rimorchiare e giocare e, nonostante una vita passata a farlo, adorava viaggiare.

Sicuramente Stefano era anche altre tante cose che io non sapevo ma ricordo una volta che venne da me a fare il sushi perché me lo aveva promesso. In mezza mattinata mise in piedi un set di rolls e nighiri degni di Hamasei. Lui era così. Dopo aver volato magari per scali lunghissimi era capace di ospitare una cena per 12 persone di 4 portate e con tanto di tavola imbandita, perché se c'era un'altra cosa che amava molto era circondarsi di gente, di amici. Io lo prendevo in giro per questo: "Vecchia Matrona, basta co ste cene da vecchi" lo sfottevo. "Maleducato, non ti invito più" mi rispondeva. Era il nostro piccolo rituale.

Ma in questo ultimo anno e mezzo Stefano ci ha mostrato molto altro. Non voglio scrivere che è stato forte e coraggioso perché quando si sta male è difficile dare il giusto peso a queste due qualità e io lo so bene. Come se poi avere paura quando si rischia la vita fosse una debolezza alla quale non cedere.

No, non è la forza che mi ha colpito di lui ma la fiducia incrollabile. Stefano non ha mai smesso di avere fiducia, di avere speranza, di credere che le terapie alle quali lo hanno sottoposto fossero quelle giuste. Era più che speranza era convinzione inossidabile. "Ne uscirò, lo so" parole talmente ferme da far crollare il minimo dubbio sulla riuscita. Stefano sapeva che col primo intervento gli avevano salvato la vita e questa certezza mista a gratitudine lo aveva definitivamente convinto che la via da seguire era quella maestra: la chemio, la radio. Era un pragmatico e uno scettico. Non voleva sentir nemmeno parlare di medicina alternativa, di metodo di Bella, di guaritori. Non esistevano alternative alla sua scelta.

Io gli sono stato vicino solo all'inizio di questo inferno. Il mio era appena cominciato e ci siamo fatti forza a vicenda. Più spesso lui a me. Poi la mia malattia si è fatta più faticosa da gestire e ho allontanato tutti, anche lui. Ma Stefano è stato il primo e forse l'unico tra i miei amici a capire le ragioni profonde di questa mia esigenza e le rispettava. "Devi pensare a te stesso, gestisci la tua malattia come ritieni più giusto" mi disse l'ultima volta al telefono. Gli sarò sempre grato per questo.

Da allora solo qualche notizia riportata da amici comuni: "Stefano sta meglio", "Stefano sta di nuovo male" "Stefano sta molto male, è tornato in ospedale" "Stefano sta un po' meglio, ora è a casa". La verità è che dopo il clamore di una diagnosi quando un male dura mesi, anni gli altri si abituano alla tua condizione e la normalizzano anche se non ci sono miglioramenti. E' troppo faticoso pensare che un amico, un fratello, chiunque stia lottando ogni cazzo di giorno con un mostro imbattibile e allora il tempo guarisce anche se non lo fa.. E' capitato a me e intorno a me.

Ho pensato sempre a Stefano in questi mesi e una parte di me si era voluta convincere che stesse meglio e che davvero, come lui stesso ripeteva, sarebbe andato tutto bene. Era solo questione di tempo. Invece si perde, non si guarisce e si muore giovani. Meglio metterlo in conto. Al funerale Alberto mi ha raccontato del dolore anestetizzato dalla morfina degli ultimi giorni e questo mi ha fatto male. Tutti meritano di andarsene sereni. Spero non abbia sentito niente davvero.

Odio il fatto che quel cazzo di prete abbia ricordato tra i tuoi cari, i tuoi genitori, i fratelli, i cugini E NON Massimiliano, il tuo compagno , la persona che ha condiviso tutto con te in questi ultimi anni e che ti ha accompagnato con affetto e dedizione fino alla fine. C'era da aspettarselo in una Chiesa ma non potevamo farla passare e dopo la funzione abbiamo messo alle strette il sacerdote che si è sentito una merda.

Ma In Chiesa c'erano centinaia di persone e ho visto tante lacrime. Ed è bello sapere che se pure non si mettono al mondo sedici figli e non si fa parte di una "famiglia legittima" si è circondati d'amore lo stesso.

Ti volevamo bene Stè.
Ti amavamo.

Portatelo con te questo amore se puoi
e fai buon viaggio.

24/01/09

Sleep

In questi giorni il sonno è come un treno.
Se lo perdo è impossibile risalire.
Se salgo vorrei non scendere più. 
A volte mi fermo in una stazione a metà strada e non so più dove andare.

21/01/09

Perché oltre che doloroso deve essere brutto?

Ieri sono stato a farmi fare la visita che mi dovrebbe riconoscere l'invalidità. Non so bene come è andata, i dottori parlottavano di altro tra loro mentre esponevo il più grande incubo della mia vita ma dovrebbe essere andata "bene". Se di "bene" si può parlare.

Il luogo è una mega Asl nei pressi del quartiere Ottavia di Roma a piazza Santa Maria della Pietà - un ex manicomio mi dicono. Esternamente è un bel vedere . Una serie di padiglioni separati tra loro da un dedalo di sentieri immersi nel verde. Sono impressionato davvero.

Ma poi arrivo al padiglione 2.

"E' quello sgarrupato" mi conferma un passante al quale avevo chiesto indicazioni ed eccomi su un set di Ken Loach o di un film cecoslovacco. Varco la soglia attraversando le impalcature arruginite segno di lavori in corso che nessuno rincorre più da anni e cerco di orientarmi tra un paio di corridoi privi di qualuque indicazione tra neon fulminati e pavimenti in lineolum consumati.

Su un foglio strappato da un quaderno a quadretti finalmente la scritta a penna " VII commissione" - la mia - e una freccia che indica di prendere a sinistra. Mi ritrovo in un corridoio con una ventina di persone visibilmente malate, come me d'altra parte. Il più giovane del gruppo alza il braccio. punta l'indice e mi dice " Di la! Gli uffici so' de la', se c'hai culo ce dovrebbe esse na signora pe piatte i documenti". Vado. Cinque stanze, cinque computer accesi, cinque scrivanie ma nessuna signora, nessun signore. Nessuno.

Dopo un 'ora e il lamento da fila alla posta che recito puntualmente in queste circostanze arriva una signora bassina cone le pantofole che mi prende il documento scrive un numero e mi congeda. Mi metto a sedere con gli altri, identifico l'ultimo prima di me e guardo da una finestra appannata: fuori è grigio, piove, nel frattempo mi passa di fronte un ragazzo disabile in preda agli spasmi su una sedia a rotelle accompagnato da una signora con gli occhi stanchissimi. Il neon, il linoleum, le impalcature, le sedie scomode da scuola elementare, l'attesa, il dolore palpabile di tutti, la rabbia di trovarci lì per sfiga, vecchiaia o incidenti, la macchina del caffè rotta.

E' tutto troppo sbagliato, è tutto troopo brutto ma trattengo le lacrime per rispetto di quel ragazzo che mi è appena passato davanti ma dentro piango e di brutto per un paese che i suoi malati, i suoi deboli li tratta come rifiuti.

19/01/09

Io odio..


... le facce sorridenti, le voci esaltate, le pose plastiche, i penosi siparietti, i mantra ipnotici di quei maledetti che fanno le televendite su Media Shopping.

Poi c'è quella italo americana che grida sempre col fiatone "COSCE E GLUTEI!!!!!!"

Ma che cazzo te urli ??

Allora perché quando inizio a guardarle non riesco a staccare prima di mezz'ora ?

Forse emanano ferormoni via etere.

18/01/09

Il canone Rai vs. Il Capitale

Non capisco. Ho visto un paio dei nuovi spot che la Rai ci propina per farci pagare il canone. In sintesi sono una serie di "What if" con ambientazione storica accompagnati dallo slogan "Come sarebbe stato il mondo se la Rai fosse esistita prima" o qualcosa del genere.

Nel primo che ho visto Robespierre sospende la pena capitale di Maria Antonietta perché impegnato a vedere 'Isola dei famosi', in un'altra Napoleone indugia ad aprire le ostilità perché catturato da una puntata di Montalbano. Nell'ultima Karl Marx ozia davanti alla tv perché incapace di staccare lo sguardo da "Ballarò" e "Anno Zero". E anzi aggiunge "Devo rivedere tutto"

Lo slogan conclusivo recita "Buono tu, Buona la tv, buono tu, Buona la tv". Ne deduco che tutti sarebbero stati più buoni se la tv ci fosse stata prima. A parte il legittimo dubbio sul sillogismo ne deduco inoltre che ghigliottinare la regina, iniziare una guerra e gettare le basi dell'ideologia comunista siano sciagure sullo stesso pian e equiparabili tra loro e dalle quali una prematura nascita di viale Mazzini avrebbe potuto salvarci.

Alla fine dello spot dovrei quindi esclamare: "Peccato che Marx e Simona Ventura non si siano mai incontrati, quanta sofferenza ci saremmo risparmiati!??"

Insomma tutti possiamo più o meno convenire che giustiziare Maria Antonietta benché inevitabile fu piuttosto crudele, che Napoleone poteva pure risparmiarsi un paio di campagne in Europa ma sul Marxismo possiamo almeno affermare che è questione di punti di vista? Che le idee del filosofo tedesco hanno alimentato una lotta sociale che sotto altre forme è ancora oggetto di confronti durissimi?

Io lo trovo a dir poco offensivo delle nostre intelligenze e un'operazione sottile, scorretta, di parte e infame nella sua subliminalità mirata a bollare un'ideologia, un pensiero politico e una visione della storia nel tempo di uno spot.

E' vero che Rifondazione ormai è extraparlamentare ma abbiate quanto meno rispetto per un filosofo e un pensatore al quale dobbiamo molto in termini culturali o semplicemente per chi la pensa diversamente. Eccchecazzo.

17/01/09

Grazie Sorrentino


Il Divo...Un grandissimo film

Certi giorni


Oggi apprendo che:

- Una ragazza disabile è stata cacciata a pedate da un centro commerciale perché il mezzo che le permette di deambulare disturbava la clientela.

- che Eluana non trova un luogo per morire in pace grazie al puntuale intervento di quella merda di Sacconi.
- che vale la pena comunque dedicare 3 minuti buoni di tg alla litigata tra Santoro e la Annunziata... mentre a Gaza continuano a morire

- che Bush sostiene di lasciarci un mondo più libero mentre io mi chiedo come faccia a prendere sonno la notte.

- un poveraccio a "mi manda Raitre" non riesce a incassare la polizza sulla vita della sua convivente perché l'assicurazione vuole la cartella clinica della defunta e lui, non essendo legalmente il marito, non riesce a ottenerla. E intanto di una la legge sui DICO, Pacs o come cazzo volete chiamarli, non se ne parla nemmeno più.

Certi giorni perché mi alzo dal letto.. davvero non lo so.