21/01/09

Perché oltre che doloroso deve essere brutto?

Ieri sono stato a farmi fare la visita che mi dovrebbe riconoscere l'invalidità. Non so bene come è andata, i dottori parlottavano di altro tra loro mentre esponevo il più grande incubo della mia vita ma dovrebbe essere andata "bene". Se di "bene" si può parlare.

Il luogo è una mega Asl nei pressi del quartiere Ottavia di Roma a piazza Santa Maria della Pietà - un ex manicomio mi dicono. Esternamente è un bel vedere . Una serie di padiglioni separati tra loro da un dedalo di sentieri immersi nel verde. Sono impressionato davvero.

Ma poi arrivo al padiglione 2.

"E' quello sgarrupato" mi conferma un passante al quale avevo chiesto indicazioni ed eccomi su un set di Ken Loach o di un film cecoslovacco. Varco la soglia attraversando le impalcature arruginite segno di lavori in corso che nessuno rincorre più da anni e cerco di orientarmi tra un paio di corridoi privi di qualuque indicazione tra neon fulminati e pavimenti in lineolum consumati.

Su un foglio strappato da un quaderno a quadretti finalmente la scritta a penna " VII commissione" - la mia - e una freccia che indica di prendere a sinistra. Mi ritrovo in un corridoio con una ventina di persone visibilmente malate, come me d'altra parte. Il più giovane del gruppo alza il braccio. punta l'indice e mi dice " Di la! Gli uffici so' de la', se c'hai culo ce dovrebbe esse na signora pe piatte i documenti". Vado. Cinque stanze, cinque computer accesi, cinque scrivanie ma nessuna signora, nessun signore. Nessuno.

Dopo un 'ora e il lamento da fila alla posta che recito puntualmente in queste circostanze arriva una signora bassina cone le pantofole che mi prende il documento scrive un numero e mi congeda. Mi metto a sedere con gli altri, identifico l'ultimo prima di me e guardo da una finestra appannata: fuori è grigio, piove, nel frattempo mi passa di fronte un ragazzo disabile in preda agli spasmi su una sedia a rotelle accompagnato da una signora con gli occhi stanchissimi. Il neon, il linoleum, le impalcature, le sedie scomode da scuola elementare, l'attesa, il dolore palpabile di tutti, la rabbia di trovarci lì per sfiga, vecchiaia o incidenti, la macchina del caffè rotta.

E' tutto troppo sbagliato, è tutto troopo brutto ma trattengo le lacrime per rispetto di quel ragazzo che mi è appena passato davanti ma dentro piango e di brutto per un paese che i suoi malati, i suoi deboli li tratta come rifiuti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

oddio. :(