10/09/22

 Depressione e Distonia 

05/02/18

Cercando la pace nel caos.

Da Toronto a Bangkok per feramre un corpo che ha smarrito l'immobilità negli ultimi dieci anni. gli
Farmaci, botulino iniettato nei muscoli, mesi segregato in casa, lacrime, rabbia, psicoanalisi, esercizi estanenuanti hanno segnato  il mio passaggio dai 30 ai 40 anni e non è finita e forse non finirà qui. Nel delirio ingovernabile della capitale thailandese. Una delle megalopoli più infernali che mi sia capitato di visitare.

E' un'assurda serie di coincidenze ad avermi portato qui e prenderne nota, fissare questi momenti, le tappe di questo folle percorso è divenuta un'esigenza inevitabile. Per fare ordine. Per trovarne il senso.






28/06/11

A man/ A song : I.
I've seen that face before - Grace Jones



Riaprendo questo blog, cerco di capire come questa nuova fase abbia avuto inizio. Leggendo le date dei post capisco che qualcosa si è fermato, forse si è rimesso in movimento, comunque è cambiato quando nella mia vita è entrato, ri-entrato qualcuno. Meno di due anni insieme per ritrovarmi di nuovo solo, sempre più forte, sempre più segnato e, spero, consapevole. Magliette e calzini non miei raccolgono polvere nel mio armadio come un monito, un promemoria doloroso di un'intimità perduta. Nessun rimorso solo l'atavico dubbio di non aver saputo vedere e nell'ipotesi peggiore, di non aver fatto tesoro di nulla e di essersi lasciati vivere e scivolare addosso l'ennesimo corpo e le troppe parole. Voglio usare questo quadernino online per fermare almeno il "suono", degli incontri che ho cercato, su cui sono inciampato per una notte, per un 'ora, o anche solo il tempo di un orgasmo anche se solo per illudermi che di inutile in questa altalena non c'è davvero nulla.

I.

So quello che mi ha dato e lasciato e non è poco ma questa ricerca troppo spesso sembra vana e avvicinarmi DAVVERO a qualcuno dopo questi ultimi mesi mi sembra quasi INNATURALE.
E forse la sua vera eredità è proprio questa. Quando l'attrazione ti getta tra le braccia di qualcuno abbaglia. Rende opache tutte quelle ragioni per cui dovresti scappare. Avere bene in testa quello chi si è e quel che si vuole non ci rende cinici ma solo più capaci di amare

Perché è chi non si conosce che fa davvero danni soprattutto a sé stesso.

Ho adorato dal primo istante baciare I. , toccarlo. Il suo corpo è stato fin da subito un terreno nel quale mi sarei sepolto volentieri, averlo dentro..un'estasi (scoperta con lui) per la quale avrei potuto uccidere. Il mio corpo si è aperto con lui, nonostante una malattia che minacciava ogni rapporto. Non ho voluto cedere al pregiudizio di un male da cui in troppi scappano per ignoranza, convinto in fondo anche che il dolore di una malattia, una volta affrontati avessero forgiato sì una corazza ma anche una sensibilità e un atteggiamento che, simili ai miei, avrebbero conquistato il mondo e costituito una forza per me e insieme a me.
Mi sbagliavo, I. il dolore lo ha affrontato nel modo forse più distante da me possibile. Gli ha dato un nome, un posto, un cassetto. Il suo vaso di Pandora è sigillato e non si tocca, non si nomina. Io non sono così. Non ci sono mai riuscito e nello stupido tentativo di portarlo da me, di stuprarlo con la mia visione e il mio bisogno che diventasse un po' più come me, l' ho allontanato sempre di più. Fino alla rottura. Lui non poteva diventare me né voleva, io non potevo ignorare il mio bisogno di confronto, volevo troppo, pretendevo che con me si aprisse, mi mostrasse le sue armi spuntate, le sue fragilità. Sì perché anche se la sua solidità e durezza mi hanno aiutato a tornare a vivere, lavorare e muovere nel mondo.. io a casa voglio un nido caldo e piccolo dove si sta nudi senza paura... ma se mi spoglio io, ho bisogno che ti spogli anche tu.

Non si può pretendere nulla da nessuno ma si può cercarlo altrove. Sto ancora cercando. Resta che di I. mi mancano come l'aria quei momenti in cui il ghiaccio si scioglieva: il sesso prima dopo durante, una risata inaspettata, le lacrime di una disperazione inaggredibile e l'amore che sapeva dimostrare con la presenza, con i migliaia di km macinati per un bacio o solo perché sentiva che avevo bisogni di lui. Non riesco ancora a non pensarti ogni giorno.

31/05/09

La sindrome Will & Grace


Alcuni uomini gay (io) e alcune donne etero spesso stringono legami di amicizia forti, esclusivi, duraturi, spesso morbosi che scivolano in poco tempo in una complicità fatta di affinità elettive, intimità degna di coppie al 50esimo anniversario.

Questa relazione si nutre chiaramente dell'implicita consapevolezza che il sesso non sarà mai un problema, che l'attrazione (se c'è) resta ben confinata nei limiti di una reciproca ammirazione verbale che può al limite sfociare in qualche carezza o bacino adolescenzial/platonico. Nessun imbarazzo, nessuna minaccia, nessun pericolo. A volte lei si rende conto di essere innamorata e allora l'equilibrio si rompe ma questa è un'altra storia.

Anche gli oggetti delle rispettive mire non saranno mai un problema: lui cerca maschi gay, lei etero. Nessuna competizione: un connubio perfetto. Il terreno di gioco è distante ma restano le dinamiche simili sulle quali confrontarsi (che divertimento!)

Eccoli (ci) quindi tutti contenti mano nella mano a raccontarsi particolari piccanti, trombate, delusioni, depressioni, insoddisfazioni con i rispettivi partner felici di aver trovato questa anima gemella, resa monca solo dall'insignificante dettaglio che il nostro orientamento sessuale guarda l'altra metà del cielo: E vabbè pazienza. "Se solo fossi un uomo.." Se solo fossi etero!" Un bel sospiro e il gioco continua.

Ecco, io, oggi, alla veneranda età di 34 anni sono giunto all'amara conclusione che questa dinamica, questa sindrome non mi fa bene. Riflettendo, mi sono reso conto di quanto ho privato in termini di condivisione, complicità e intimità il rapporto col mio compagno spostandolo in quello con la mia cara amica.
Oggi mi chiedo (a storia finita per altre ragioni) se vorrei un compagno che avesse un rapporto così esclusivo con qualcun altro e la risposta è NO. Se l'amico fosse un uomo gay anche i più liberali alla fine storcerebbero il naso nel timore di una componente sessuale ma trattandosi spesso di una donna (con la quale il rischio adulterio non c'è) si tollera. Sesso a parte (che poi è il male minore a mio avviso) la sostanza del tradimento è lo stessa. E' più grave un pompino random o condividere con qualcun altro i pensieri più intimi, la quotidianità, le proprie scoperte?

Personalmente dopo 7 anni di storia ero arrivato al punto di condividere, cercare e confrontarmi molto più con la mia amica che con il mio compagno e questo alla lunga ha avuto il duplice effetto di allontanarmi dal mio ex ("tanto non mi capisce come lei") e solo di rimandare l'inevitabile rottura con lui compiacendomi in fondo di ritrovare nella mia amica quel pezzo ormai mancante nel mio rapporto.

Da single questo rapporto "quasi di coppia" diventa indispensabile col rischio di rendere sempre più complesso aprirsi a un'altra persona. "Chi può competere con la nostra complicità?" Senza considerare l'inevitabile quanto odioso vaglio dell'amica del cuore (ma vale per entrambi).

Secondo me oltrepassato un certo livello (impossibile da definire) di intimità e complicità, un'amicizia dove il sesso non è possibile rischia di diventare una sublimazione di un rapporto di coppia senza il bello e il brutto dello stare insieme. Malsano. Che dire di tutte quelle donne (le ben note fag hag - streghe dei froci) che si circondano di omosessuali e sono perennemente single?
In base alla mia esperienza questo non accade in altre combinazioni: maschio gay-maschio gay o maschio gay- donna gay o maschio gay- maschio etero. Forse inconsciamente lavora dentro noi gay l'idea social culturale che tutto sommato con una donna etero siamo in un posto "giusto", più giusto e socialemnte accettabile che con un altro maschio. Non so.
Qualcuno leggendo potrebbe obiettare: "Che male c'è?" Nessun male. Dico solo che io ora non ne ho più voglia. In questo momento della mia vita l'autocoscienza con l'amichetta non mi basta più, anzi mi urta. Meglio la vita, come dire vera fatta anche di sesso usa e getta, di solitudine, di investimenti emotivi sinceri, di sensazioni che si provano e non si raccontano, di esperienze vissute e non di parole. Crudo, spesso doloroso ma sempre autentico. Inoltre credo che abbiamo una gamma limitata di emozioni e energie da dedicare agli altri. Ognuno ci faccia quello che crede ma io vorrei usarle principalmente per qualcuno con cui vorrei passare la vita o col quale vado volentieri anche a letto.

Insomma per me la stagione di "Una donna per amico" finisce qui.


P.S. In fondo anche Will&Grace dopo 7 stagioni sono arrivati alla stessa conclusione.

10/04/09

Luca


.. così un giorno in sauna conosco lui. Prima è solo un bacio che diventa un po' di sesso, che diventa un buon sapore.  Poi quel corpo diventa un volto, quel volto una sensazione, quasi una certezza che quel tipo ed io abbiamo qualcosa da dirci.  Ma lì tra gli armadietti e l'imbarazzo non riesco ad aprire bocca, non riesco a spingermi oltre. E' lui che mi bacia e se ne va e io resto lì con un invito a cena in gola e la richiesta di un numero o almeno di un nome tra i denti. Inetto. 

... così un altro giorno quando l'ossessione di quel volto mi stava finalmente lasciando lo incontro di nuovo, un'altra sauna, un'altra atmosfera. Visto che in sauna non ci metto piede così spesso, fantastico già di segnali karmici e predestinazioni cosmiche. Di nuovo è subito corpo,  basta uno sguardo e di nuovo fugge via ma il pudore può battermi solo al primo round ecchecazzo e  stavolta lo fermo, lo bracco  e finalmente quel sapore, quel volto acquistano una voce e un nome: Luca. 

La sensazione ci mette poco a diventare un pensiero vivo: Luca mi piace. Cristo mi piace davvero, mi fa ridere, ha cervello, parla una lingua che riconosco e quegli occhi mi dicono anche che ha cuore. Sfodero il meglio di me, mi mostro curioso, brillante e intelligente quanto spero possa servire. Funziona. Luca mi lascia il numero ma mi ha già detto che nella sua vita c'è già qualcuno e da molto tempo. C'è un altro uomo che è famiglia, ancora complicità. Capisco dove si trova Luca, io ero lì un anno fa, con 8 anni di storia e 5 di convivenza sulle spalle, e so anche cosa cerca in sauna  e non è un amante.  E anche se me lo dice mentre siamo nudi in una vasca e  ci studiamo con le mani e con la bocca,  non lo biasimo, non lo trovo né sbagliato né incoerente. L'ho fatto anch'io e lo rifarei. La mia storia non è finita per questo e l'amore quando c'era non ne ha sofferto. Ne sono certo. A volte il sesso è davvero solo sesso. 

.. E quindi Luca ed io andiamo a cena. Probabilmente Luca in me ha visto qualcosa oltre il corpo e vuole portarlo alla luce con i vestiti addosso della vita vera.  Sarebbe stato amaro ma forse più facile se la serata fosse stata un disastro, se fosse piombato sulla tavola  l'inevitabile imbarazzo di aver stravolto l'ordine naturale che prevede di vedersi prima vestiti e poi nudi e non il contrario: "cena e poi forse sesso"  e non "sesso e forse cena".

Invece no, il sushi è perfetto, il vino è perfetto, le parole, i sorrisi,  gli occhi sono perfetti, io al solito parlo troppo ma l'intimità me lo permette e tutto sommato i miei sbrodolamenti confidenziali non stonano. Soprattutto Luca si rivela ancor più interessante e coinvolgente di quanto lo avessi disegnato nelle mie fantasie. Vorrei il suo spazzolino accanto al mio stanotte è ufficiale.  Ma Luca trova il modo per ribadire che non cerca un amante. Io lo rispetto e anche se vorrei fottermene e baciarlo,  tiro come posso il freno a mano sulla seduttività. Non voglio rovinare nulla,  La serata è stata perfetta così, voglio conservarla dentro e non voglio sfregiarla con un rifiuto. Così lo riaccompagno a casa e scappo via, veloce ma felice, estatico quasi. 

Non so perché ero così contento tornando a casa. Forse perché in cuor mio mi sono illuso  di averlo comunque conquistato, forse perché ho scoperto che c'è ancora qualcuno da incontrare, forse perché la potenza che non diventa atto ti lascia dentro un'energia proattiva positiva.. non lo so.

.... così il giorno dopo ho scritto un messaggio a Luca. Questo:

"E' da stamattina che cerco qualcosa di brillante, spiritoso, pertinente, non indulgente, senza glutine o zuccheri (n.d.r.), pungente e irresistibile da scriverti per sugellare questo incontro. Ma niente. Segno che ho detto troppo ieri o ho poco da dire oggi. Che sono stato bene ma soprattutto a mio agio nel guardarti negli occhi dovevo dirtelo perché per me è una rarità. Mi sembri "bello" Luca e il DNA c'entra solo in parte. Ci sto provando a non essere seduttivo giuro ma oggi non trovo altre parole"

L'ho scritto perché lo volevo, perché me lo dovevo, aspettandomi qualcosa, non so bene cosa. E qualcosa è arrivato. Luca mi richiama dopo il messaggio, mi ringrazia e dice che lo trascriverà e conserverà e poco dopo scherziamo al telefono già come due vecchi amici.  E se da un parte questa familiarità prematura mi fa piacere dall'altra trasforma l'estasi della sera prima in qualcosa di triste, di ineluttabile, in una condanna a morte a qualcosa che non è ancora nato.

E attaccando il telefono dopo il suo orribile "non perdiamoci di vista" capisco che sono ancora fragile per affrontare il mondo, la vita, il tempismo sbagliato, i gesti  e i sentimenti non ricambiati. Che ho ancora una montagna da scalare da solo prima di legare la mia corda alle variabili di qualcun altro. Non sono pronto e me lo concedo: sono un sopravvissuto di me stesso, non devo dimenticarlo. Fino a non molto tempo fa la mia malattia rendeva inconcepibile anche solo pensare di sedermi a un tavolo senza tremare, o di guidare, camminare, avvicinare qualcuno, ridere, bere da un bicchiere. Piano piano ritorno alla vita. Piano piano però come lo yoga ti sta insegnando: a piccoli passi ma con grande consapevolezza.

Luca l'avrei voluto e anche subito ma va bene.  "Subito" è troppo presto evidentemente ma è stato comunque bello  mettere la testa fuori per un po', portare nel gioco il cervello oltre al corpo, cercare di fare sul serio dopo tanto tempo. E Luca ne valeva davvero la pena.

Ma che ne sarà di me alla fine? Ho paura. Ho ancora tanta paura. 

30/03/09

Valigie


Non sapevo nulla di Budapest e anche se ora so come si dice "grazie" in ungherese, non posso davvero dire di saperne molto di più di  7 giorni fa (vedi post precedente). Eppure sento di aver preso/appreso tanto da questo piccolo viaggio. E' banale ma le persone che incontriamo, i luoghi che visitiamo, le assurdità che ci accadono hanno in comune spesso solo una cosa: noi stessi. E siamo sicuramente noi a metterci nella condizione di assorbire, accogliere o al contrario di chiudere, lasciar fuori, non voler vedere.

Io avevo bisogno di cambiare inquadratura, di non vedere il mio prato mai tagliato, le mie posate, il pezzo di parmigiano sudato nel mio frigo, i miei posaceneri sempre troppo pieni, il mio letto disfatto  e senza pensarci tanto ero in  volo verso la capitale di un paese dalla lingua impossibile e di cui so poco e niente.

Ed è forse stato questo MIO bisogno, provato, ascoltato e quasi subito soddisfatto a permettermi di ritrovare (ma l'avevo mai davvero trovato?)  un pezzettino di me. Mi sono concesso Libertà. Un sapore che non gustavo da un bel pò. Sentirmi libero a Budapest è stato il piacere dell'acqua calda e del vapore dopo vento gelido, è stato sesso giocoso e senza colpa, è stato sedurre più coi miei occhi che con le mie parole, è stato parlare con la voglia di ascoltare e non per dimostrare, è stato cercare quello che volevo e non quello che dovrei volere, è stato perdersi, non controllare, è stato sentire con le mani più che con le orecchie,  è stato avvicinare un ragazzo con un sorriso senza pudore, senza temere il rifiuto,  è stato dire a me stesso "Perché no?"  quando un tempo non sarei riuscito, è stato guardare con gli occhi e non con la mente. E improvvisamente il mondo, i volti, gli incontri hanno smesso di essere una minaccia e sono diventati una fonte inesauribile di benessere, di esperienze mai provate, di vita da assaporare. 
 
Facile lontano da casa? Per me no. Mi porto sempre tutto dietro: nonostante viaggi solo con bagaglio a mano, le valigie veramente pesanti, quelle che ti trascini faticosamente da anni  non sono mai riuscito a lasciarle a casa. Stavolta no e vaffanculo, ho viaggiato davvero leggero e ora  spero di non ritrovarle più quelle cazzo di valigie qui a casa in qualche vecchio armadio mentale.

Budapest fatiscente e affascinante come una una vecchia diva sulla via del tramonto, mi ha regalato tutto questo e tra i suoi edifici art-nouveau io, ma solo io, vedrò  sempre tutto questo.

Ci voleva il Danubio per scoprire che forse qualcosa in me sta davvero cambiando.