07/03/09

Father and Son


Ciao Papà ecco il punto è che.. sono gay. Sì hai capito bene. Frocio. Forse lo afferri meglio. Sì sì proprio io tuo figlio, il più piccolo, quello che ti ha staccato la faccia, che ha i tuoi stessi occhi e il tuo sorriso. E no.. non sono proprio lo stallone sciupafemmine che credevi o che ti piaceva credere. Mi piacciono gli uomini, i maschi.

Le fidanzate? Tutte quelle ragazze che chiamavano, che mi ronzavano intorno? Amiche per lo più e sì in effetti qualche fidanzata c'è stata ma saranno ormai 10 anni che una donna proprio non riesco a vederla con quegli occhi che poi erano i tuoi, non i miei.. il mio - MIO - campo visivo oggi, come allora in fondo, tende a escluderle come oggetti sessuali.

Che schifo, dici? Beh a me ha sempre fatto un po' schifo il tuo comportamento in molte situazioni ma ero piccolo sai. Allora era solo un disagio, oggi lo so anche dire. Odiavo com'eri con Mamma, odiavo com eri con mio fratello più grande che, diciamocelo, ai miei occhi di bambino è sempre sembrato molto più intelligente e interessante di te. Odiavo soprattutto il fatto che tu proprio non vedessi mai, nonostante tutto, nonostante TE, l'incredibile splendore che eri riuscito a mettere al mondo. Tre figli. Tre ragazzi tanto meravigliosi quanto diversi tra loro e da te. Non ce la potevi proprio fa' eh Papà? Noi esistevamo solo quando eravamo una tua estensione o qualocosa da reprimere.
Tutti promossi con un pallone tra i piedi, in una piscina o in un campo da tennis.. incomprensibili alieni con uno strumento in mano, un libro sotto gli occhi o un disco nelle orecchie. Non era il tuo terreno. O meglio poteva diventarlo se poi riuscivi a vantartene con qualche amico al bar... come un successo tuo, svilito in un aneddoto rubbacchiato per strappare un po' d'ammirazione tra 4 decerebrati.

Che importa se tua moglie non fa altro che ripetere di non diventare come te? Che importa se in fondo quei ragazzi con i tuoi stessi occhi e il tuo sorriso non sai nemmeno chi sono e sfuggono sempre il tuo sguardo e le tue domande che mai cercavano davvero una risposta?

E al bar papà desterà pure ammirazione la lingua straniera in bocca, il rigore azzeccato, il trofeo sulla mensola e la laurea nella cornice ma che mi dici dell'uomo nel letto? Come avresti fatto papà? Che ti saresti inventato col figlio frocio?

Mi avresti messo le mani addosso Papà? Davvero? E poi? Buttato fuori di casa? Diseredato? Avresti usato quella paura che ancora mi fai? E per quanto e poi come? Avresti smesso di parlarmi? Non sarei più stato tuo figlio? Lo sono mai davvero stato?

Sai è stato faticoso fingere, omettere, dissimulare. Quando dentro piangevo per B. dovevo comunque ridere alle tue battute sulle fiamminghe un po' troie. Quando mi sentivo solo come un cane e ascoltavo per ore "Half a person" e "Heaven knows I'm miserable now" sperando di incontrare un "Charming Man" (vabè ma te che ne sai degli Smiths?) pesava come un macigno sostenere quel tuo cameratismo machista da osteria numero 1000. E quando riuscivo, in qualche locale o con qualche ragazzo, a ritagliarmi un angoletto felice e a sentirmi intero bastava una tua domanda - ma ce l'hai la ragazza? - per sgretolarmi in mille frammenti di uno specchio che, per quanto distorto, ti riflettesse.

Non vedevo controidicazioni allora: mentire era piuttosto semplice tutto sommato. Un farmaco innocuo, indolore e benefico per tutti. Lo assumevo solo io però e gli effetti collaterali sono poi arrivati tutti e mi sto ancora disintossicando credo. Se mai ci riuscirò.

Che effetto ti fa Papà? Ti dispiace un po' per me?
Saresti stato capace di abbracciarmi?

Cazzo Papà non lo scopriremo mai... Perché sai che c'è? C'è che ti ho protetto per troppi anni. Quel ragazzino con tuoi occhi ha evitato di metterti di fronte al tuo più grande fallimento. No no.. non fraintendere. Il fallimento non è avere il figlio frocio papà. E' che tu davvero non c'hai mai capito un cazzo di quelle tre persone che ti sono cresciute accanto e che ora ti vedono invecchiare. Questo è un colpo che davvero non avresti retto. Hai scelto di non vedere e io te l'ho lasciato fare. L'ho fatto per te. Certo che avevo paura ma tu ce l'avresti fatta ad affrontarti? Chi è il padre, chi è il figlio? A quanto ne so non mi pare che tu abbia avuto un gran coraggio con tuo padre. E comunque sono sicuro che alla fine avresti sofferto più tu di me. Invece ho sofferto io anche per te tranquillo Papà. Tanto.

Dovresti ringraziarmi papà o forse no. Perché proprio ora che proteggerti non era più possibile che avevo raccolto un po' di forza tenednomi lontano da te e trovando pezzetti di me in amori e alleati; oggi che avrei scelto di non risparmiarti il dolore, di distribuirlo più equamente tra noi, che non avrei sfuggito il tuo sguardo ma l'avrei cercato con determinazione e orgoglio. Oggi che ho bisogno di combatterti e l'armatura sembra reggere.. tu non ci sei più.

L'Alzheimer ti ha portato via Papà.

Di quell'uomo spaventoso restano solo i lineamenti sfocati. Le parole dure che sapevano sempre ferire hanno lasciato spazio a un bofonchiare senza il minimo senso. Il mio più acerrimo nemico si è trasformato in un bimbo terrorizzato da prendere per mano. Mi hai fregato papà , mi hai lasciato come un coglione su un campo da battaglia deserto. E ora come allora da me avrai solo amore, affetto e protezione. Nonostante tutto, nonostante te.

Ti perdono perché ora posso e lo faccio per me anche se questa sera, come tutte le sere ormai, ti metti il cappotto e vuoi tornare nella tua casa di bambino che non esiste più. Ti capisco sai? Perché in una parte ben nascosta di quel tuo cervello irrimediabilmente malato sai che noi, i tuoi figli, la tua casa non la siamo stata mai.

1 commento:

Unknown ha detto...

è meglio di una seduta psicoterapeutica.. è forse la liberazione del peso sul groppone... o solo il dolore di non essere riuscito a stare bene con se stessi perché le generazioni erano diverse... ma troppi forse o troppi se o continuare ad alimentare a fuoco lento un dolore che possiamo dire estinto non serve! o forse si serve dirsele queste rivelazioni. servono a stare bene con se stessi. Il peso della sofferenza fa stare male ma ragionarlo rende più leggeri... alimenta la speranza di vivere meglio o per meglio dire di superare con una coscienza maggiore le sofferenze inflitte.... mi hai emozionato.